"Giulia, Enrichetta e Teresa... le donne di Alessandro Manzoni"
Conversazione per immagini con la Prof.ssa Fabrizia Fiumi. A cura della Fondazione Tonino Gottarelli
A 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni una incursione con immagini nella vita dell’autore dei Promessi Sposi. Da Milano a Parigi, a Firenze, don Lisander visse una lunga vita tra Settecento e Ottocento in una casa popolata da donne che stasera vogliamo conoscere meglio.
Alessandro Francesco Tommaso Manzoni, noto semplicemtne come Alessandro Manzoni, nasce a Milano il 7 marzo 1785, figlio di Giulia Beccaria e di Giovanni Verri. Fra i suoi genitori però, intercorre una relazione extraconiugale, che porta quindi il marito di Giulia Beccaria a riconoscere il bambino come proprio per evitare scandali: parliamo di Pietro Manzoni, esponente di una nobile casata di Lecco, che per questo trasmetterà al figlio gli appellativi di don Alessandro, don Lisander e Signore di Moncucco.
Fra Manzoni e sua moglie, inoltre, non scorre buon sangue, al punto che presto i due si separano e la madre si trasferisce a Parigi, mentre Alessandro dal 1791 studia presso il collegio dei padri Somaschi a Merate, per poi essere ammesso nel 1796 presso quello dei padri Barnabiti. Sono anni di formazione rigida e severa, che lo portano a proclamarsi ateo ma che intanto lo fanno entrare in contatto con le grandi personalità della cultura milanese, da Vincento Monti a Giuseppe Parini.
Nel 1805, Alessandro Manzoni si trasferisce in Francia, dove la madre vive con il nuovo compagno, Carlo Imbonati, anche se quest’ultimo muore prima che arrivi il giovane e porta Giulia Beccaria a stringere un legame solido e duraturo con il figlio all’indomani del lutto.
Nella capitale francese Alessandro Manzoni viene inoltre presentato all’élite intellettuale e tre anni dopo sposa con rito calvinista Enrichetta Blondel (con cui avrà dieci figli, otto dei quali morti fra il 1811 e il 1873). Già nel 1810, comunque, la coppia si converte alla corrente cattolica del giansenismo, e nel 1820 si ritrasferisce stabilmente a Milano.
Qui Alessandro Manzoni, che nel frattempo comincia a soffrire di depressione, attacchi di panico e agorafobia, cerca di superare i primi lutti familiari dedicandosi alle sue principali opere in prosa e a un’attenta riflessione sulla storiografia e sulla lingua italiana, anche se di lì a poco i suoi sforzi vengono messi alla prova dalla morte della moglie nel 1833. Dovranno passare quattro anni prima che l’autore si risposi, unendosi stavolta a Teresa Borri e trasferendosi successivamente con lei in Toscana dal 1852 al 1856.
Gli anni Cinquanta preludono a un periodo di grandi cambiamenti personali e collettivi, che portano Alessandro Manzoni a ricevere i primi riconoscimenti per il romanzo I promessi sposi, e ad essere nominato Senatore del nascente Regno d’Italia nel 1860. Sfortunatamente, tuttavia, anche la sua seconda moglie si spegne un anno dopo, e non saprà mai dell’incarico affidato al marito presso la Commissione per l’unificazione della lingua, a cui sei anni dopo Manzoni presenterà la relazione Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla.
Il 6 gennaio 1873, sbattendo la testa all’uscita della chiesa di San Fedele, nella città ambrosiana, Alessandro Manzoni si procura un trauma cranico che fa peggiorare rapidamente le sue condizioni di salute, finché una meningite non lo porta a spegnersi il 22 maggio successivo. Al suo funerale, celebrato in pompa magna, partecipano le più alte cariche dello Stato e decine di intellettuali, mentre nel primo anniversario della sua morte il compositore Giuseppe Verdi dirige una Messa da Requiem composta in suo onore nella chiesa milanese di San Marco.